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L’ombra della droga sul delitto di Novi Ligure

Li ha frantumati davvero i suoi 16 anni, Erika De Nardo. Li ha gettati via, insieme con la vita della madre e del fratello, Gianluca, 12 anni, tanto perfetto, a scuola, a calcio, a fare il chierichetto, quanto lei veniva considerata ribelle. Bocciata al liceo scientifico, fidanzata con un ragazzo di 17 anni, Omar, diverso dalla gente che la sua famiglia frequentava. Gli scontri sono soprattutto con mamma, Susy, che la tiene d’occhio e vuole controllarla. Che ha paura di brutte compagnie e della droga. Erika si è bruciata il futuro, per qualcosa che deve esserle parso ingiustificabile, insormontabile. Magari agli occhi del padre Francesco, con cui aveva un rapporto più solare. Come spesso accade, tra padre e figlia. E così, ora, tutto quadra: la serratura di casa non forzata, la porta del garage intatta, i cani che non abbaiano, i rapinatori che massacrano, ma non portano via quasi niente. Erika ha inventato tutto. Era tutto falso. Secondo i magistrati è stata lei con Omar, 17 anni, il suo ragazzo con la faccia da bambino, i capelli neri e il pizzetto biondo, la protagonista di quel massacro. Ma è possibile che sia stata Erika ad aver fatto tutto questo? Con i suoi 16 anni da ragazzina tranquilla, il bel viso con i capelli biondi, lisci, lunghi fino alle spalle. Erika con il suo racconto straziante: «La mamma mi urlava "scappa, scappa".» E soprattutto perché? Perché, Erika?. Questo è quello che vorremmo tutti capire e sapere. Adesso che lei è diventata, da unica superstite, a sospettata di un massacro. Lei e Omar, coppia di adolescenti che sembrano bambini. Quale odio deve aver covato dentro di sé, Erika, se è arrivata a tanto? C’è un buco nero, in questa tragedia, il movente. Forse proprio la gelosia assurda verso Gianluca, forse qualcosa di proibito, l’ultima sua ribellione. E c’è l’incredibile forza e lucidità con cui lei, tiene testa a investigatori e magistrati. Per ore, ore e ore, ieri e ieri l’altro. Senza mai cedere, senza mai contraddirsi. Erika ha retto perfino durante il sopralluogo a casa sua, la villetta che i De Nardo avevano comperato dieci anni fa. E’ tornata in quelle stanze, insieme con Omar, ha ripetuto che sì, i banditi erano nascosti sopra, che la mamma le ha fatto scudo con il corpo, che lei è riuscita a scappare dopo aver tirato una bottiglia addosso a uno dei due. Tutto falso? Pare proprio di sì. Senza spazio per dubbi consolatori. E adesso questa città arrabbiata e stranita, incomincia a mormorare. A sussurrare che Erika è intelligente e brillante ma, appunto, un po’ ribelle. Che la mamma Susy, spesso, la riprende. Ha paura di brutte compagnie, ha paura che qualcuno la tenti con la droga: cocaina, dicono. Se fosse così davvero, almeno avremmo una spiegazione alla ferocia, alla rabbia omicida. Se fosse così, mamma Susy, non si è ribellata a un maledetto bandito da strada, non ha cercato di salvare Erika, ma Gianluca. E’ un’ipotesi: i due fratelli che litigano, come accade spesso e in tantissime famiglie, Erika che si infuria, afferra quel coltello da cucina. Gianluca che urla, ha paura, non sa come difendersi, la mamma che cerca di fargli da scudo. Dopo Erika inventa il suo piano, lo mette in atto. A fianco a lei forse c’è Omar, di certo lei informa il suo ragazzo — escono insieme da quattro o cinque mesi — di famiglia più modesta, studente all’istituto tecnico. Perché lui la adora e lei si fida di lui. Roberto, piercing al naso e alle orecchie, un lavoro da meccanico, ieri è di fronte a casa De Nardo, durante il sopralluogo. Conosce bene Omar, erano nella stessa compagnia, prima che lui e Erika si mettessero insieme. Da quel momento Omar passa tutto il tempo libero che ha con Erika, spesso a casa di lei. E’ vero, racconta Roberto, Erika amava la musica «Ma quella dei Luna Pop, Omar preferiva musica più trasgressiva.» La sera del delitto, Roberto, che ha 17 anni come Omar, passa sotto casa De Nardo. «Erano le nove meno cinque e le luci erano tutte spente. Poi alle nove e venti sono tornato e c’era un macello di gente. Ho visto anche Omar. Gli ho chiesto: che ci fai qui? Lui: "Siamo andati a prendere un pizza, alle nove ho portato Erika a casa, ora non risponde al cellulare, sono venuto a vedere".» Omar abita in una modesta casa di periferia, distante dal quartiere Lodolino dei De Nardo. La sua mamma ieri pomeriggio spiegava, ignara di tutto: «E’ stata Erika a chiamarlo per avere conforto, è rimasto con lei fino alle dieci, quella notte, in casa della zia. Era turbato, mi ha detto: "Mamma, Erika è distrutta, in quella casa piangono tutti", e poi non è voluto andare a scuola.» Tra i due, Omar con la faccia da bambino sembra il più fragile. E però non esita a fare a botte per difenderla da un altro ragazzo che la infastidiva, all’istituto San Giorgio, dove la giovane frequenta la Terza Geometri. «Una ragazzata.» taglia corto un professore, «Sì, ma se le sono date.» ribattono i compagni. Tutti ragazzini benestanti, che vanno a casa su auto di lusso, gente molto distante da Omar. Erika e Omar si conoscono in viale Saffi, il viale dello "struscio". Si mettono insieme, forse papà De Nardo ha qualche dubbio, ma nessuno si oppone. E’ Susy, la moglie, a vigilare, con il suo carattere energico. Cattolica e praticante come il figlio piccolo, Gianluca che fa il chierichetto alla Chiesa della Pieve, Susy De Nardo mal sopporta i tentativi di ribellione della sua ragazza. Erika a scuola ha problemi; incomincia il liceo scientifico, non ce la fa, passa all’Istituto privato San Giorgio, uno dei più esclusivi di Novi. Con il padre l’accordo è ottimo: Erika si fa consolare da lui, ancora ieri pomeriggio, nella caserma dei carabinieri. Non vuole che il papà sospetti, cerca, in qualche modo, di proteggerlo dalla verità. Riesce anche in questo, Erika con i suoi 16 anni frantumati. Forse per un amore mal capito o perché si sentiva meno considerata di Gianluca, quel suo fratello perfetto che nel suo ultimo tema aveva scritto: "Il mio migliore amico è mia sorella." Li ha frantumati davvero i suoi 16 anni, Erika De Nardo.

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