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L'assassinio di Maria Marando e Fabrizio Natale

ATTENZIONE! Le foto di questo profilo sono particolarmente crude e raccapriccianti pertanto, avvertiamo che la loro visione è consentita solo a un pubblico adulto e ne è vietata la vista ai minori di 18 anni! Questa vicenda ci dimostra quanto siamo complicati, e spesso devastanti, sentimenti quali l’odio e l’amore. Il fatto diventa di dominio pubblico il 22 Giugno del 2005 quando Paolo Genco viene fermato, intorno alle 19.30, dagli uomini della Squadra Mobile di Torino. In caserma, senza dare segno di alcun rimorso o pentimento, confessa un crimine raccapricciante, ovvero il duplice omicidio, avvenuto al mercato rionale torinese di corso Cincinnato, di Fabrizio Natale, 41 anni e Maria Marando di 23 (ex fidanzata), freddati con alcuni colpi di pistola. Gli investigatori, avevano privilegiato fin da subito l'ipotesi del delitto passionale, un'ipotesi che aveva preso corpo tra gli inquirenti dopo aver ascoltato i testimoni del delitto, ma, soprattutto amici e familiari delle due vittime. I parenti della ragazza, in particolare, avrebbero riferito che Paolo, ex fidanzato di Maria, voleva riallacciare i rapporti che erano stati interrotti, ormai da un paio di anni, ma la ragazza aveva rifiutato. Ma torniamo indietro di qualche tempo. Maria Marando conosce Paolo quando ha appena 14 anni. Lei già lavora come ambulante nei mercati per aiutare la famiglia. Paolo, 22 anni, è orfano di entrambi i genitori. L'incontro con Maria significa ritrovare di nuovo il calore familiare. Passa il tempo e lei, oramai soffocata da quell’amore asfissiante, comincia a sentirsi prigioniera del rapporto. Paolo non le fa muovere un passo fuori di casa. Così, quando Maria decide di riprendersi la sua libertà, Paolo comincia la sua personale discesa agli inferi. Ha perso la donna che ama e la famiglia che lo aveva accolto. Di nuovo una perdita, per lui intollerabile. In una mattina di Giugno, la terribile decisione. Si reca al mercato dove Maria lavora. La spia a lungo. In tasca ha una pistola. Aspetta il momento giusto. Poi si avvicina, mira, spara. Due volte. Sull'asfalto del mercato, rimangono i corpi di Maria e del suo nuovo compagno, Fabrizio Natale, che aveva tentato inutilmente di proteggerla. Sei colpi calibro trentotto in tutto. Due hanno colpito mortalmente al torace l’uomo. Altrettanti hanno ucciso la sua compagna. Due sono andati a vuoto. Le vittime stavano caricando i capi d’abbigliamento sul loro furgone Fiat Ducato quando l’assassino gli si è parato all’improvviso davanti e li ha freddati a revolverate. Poi è fuggito a bordo di uno scooter azzurro. Nessuno è riuscito a vederlo in faccia: indossava il casco e solo un attimo prima di sparare ha alzato la visiera. Non un raptus, però, ma un delitto premeditato: Genco ha infatti cercato di depistare le indagini lasciando ambigui indizi che avrebbero dovuto condurre sulla pista sbagliata gli investigatori. Un omicidio ben studiato ma realizzato da una persona inesperta che alla fine ha commesso tanti errori che lo hanno tradito. I testimoni del delitto sono rimasti impietriti di fronte a un’esecuzione che per le sue modalità poteva apparire come un regolamento di conti. Una signora è riuscita a prendere il numero di targa. Il ciclomotore e l’arma del delitto sono stati ritrovati poco dopo dalla polizia: erano stati abbandonati dall’assassino nel cortile dell’assessorato al Commercio del Comune di Torino, in via Garibaldi, in pieno centro. Il killer è stato notato dal custode mentre scappava dover aver lasciato la pistola sulle scale. Quando gli agenti sono arrivati sul posto nel posacenere del cortile è stato trovato un biglietto, una lettera nella quale si accenna a problemi legati alle licenze comunali. La scelta del luogo in cui abbondare arma e scooter, ma soprattutto le missive, probabilmente, nella mente del killer avrebbero dovuto indurre gli investigatori a indagare nell'attività commerciale delle vittime. Ma la polizia ha seguito fin da subito la pista passionale. È bastato ascoltare il papà della ragazza. Lui sapeva tutto, delle telefonate, delle minacce, dei continui appostamenti del Genco. «Mia figlia era spaventata dal suo ex fidanzato che continuava a tormentarla. Spesso sbucava all’improvviso tra la gente al mercato, vicino al suo banco e l’insultava pesantemente. Mai, però, avrei pensato che potesse arrivare a tanto, a ucciderla», ha detto agli investigatori il padre di lei, Rocco Marando. «Un mese fa, ha raccontato ancora l’uomo, lo avevo chiamato, gli avevo chiesto di rassegnarsi. Maria era spaventata e ogni volta che lui si presentava mi telefonava chiedendo aiuto». La famiglia ha atteso per tutto il pomeriggio una telefonata della squadra mobile. Quella telefonata è arrivate alle 19: Paolo Genco è stato rintracciato dalla polizia in corso Vercelli. Davanti al PM Dionigi Tibone, ha confessato l’atroce delitto. Si chiude così una storia d’amore durata sei lunghi anni.

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