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Jeffrey Dahmer “La Belva Umana”

Diciassette, questo è il numero delle vittime accertate dalle stragi di Dahmer. Uno dei tanti serial killer che uccidono per sentirsi meglio, perché non vogliono che le vittime li abbandonino. Proprio in una confessione Dahmer disse: “Se non avessero fatto resistenza, se avessero accettato di vivere sempre con me, non gli avrei torto un capello. Volevano andarsene, però, e ho dovuto agire.” Dopo la morte li sezionava, li mutilava, gli scattava delle foto per riguardarle con calma e ne conservava alcuni pezzi nel frigorifero, dove la polizia aveva ritrovato, come scrive Enzo Catania nel suo libro “Morire di orrore”: “Membra divelte accatastate in casse, un teschio, tre teste, barili contenenti acido”. Jeffrey Dahmer trovava le sue vittime nei bar, per caso, gli prometteva dei compensi se accettavano che gli fosse scattata qualche foto nuda, e quando li aveva attirati in casa gli offriva delle bibite drogate e li strangolava quando già erano tramortiti dal veleno. Ma la sua crudeltà non finirà qui, dopo averli massacrati, sezionati, ne prendeva a volte i teschi e li metteva a bollire in un pentolone fino a che la carne non era putrefatta e poi, dopo averli essiccati li conservava, come faceva per i cuori, che messi in salamoia, erano conservati per essere mangiati in secondo momento. E dalle testimonianze pare che abbia mangiato addirittura altre parti del corpo, saltate in padella o impanate con la farina. Una vera e propria belva, non si può parlare di questo essere come di un uomo, se non per la furbizia con la quale si sceglieva le sue prede, stando attento a che non possedessero la macchina, che non avrebbe saputo nascondere. Fu arrestato grazie a una delle sue prede, Tracy Edwards che, riuscito a scappare, corse all’ufficio della polizia dove raccontò di essere stato tenuto prigioniero e raccomandandoli di agire con molta cautela per la pazzia folle dell’uomo”. Subito dopo poche ore fu arrestato e condannato a quindici ergastoli il 16 maggio del 1992, ma fu ucciso qualche anno dopo da altri carcerati che gli fracassarono la testa. La sua infanzia non era stata molto facile, già impasticcato prima di nascere, dalla madre che durante la gravidanza ingeriva anche ventisei pillole al giorno, aveva avuto prima problemi di salute, poi non era curato molto dai genitori, e infine l’incontrollabile voglia di uccidere prima gli animali e poi gli esseri umani.

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