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Stefano Delle Chiaie

Nel testo che segue vengono analizzate una serie di vicende di interesse storico-politico, di ambito italiano e internazionale, da un protagonista d'eccezione delle cronache, da diversi decenni a questa parte: Stefano Delle Chiaie, incontrato a Roma in occasione di un’intervista, e che per anni venne considerato la primula nera del mondo neofascista italiano. Casertano di nascita, distintosi già per le sue doti intellettive e organizzative, che lo portarono ad avere un ruolo importante nella formazione Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie fu coinvolto in una complessa serie di vicende giudiziarie, risultando assolto da ogni accusa nei processi per le stragi di Piazza Fontana (1969) e Bologna (1980). Delle Chiaie non fu condannato neppure al processo per il cosiddetto Golpe Borghese del 1970, non diversamente da tutti gli altri imputati: a proposito di tale episodio, nell'intervista viene chiarito che in questo caso quanto stabilito dalla magistratura potrebbe forse non coincidere con la verità storica... tuttavia, la mancanza, per il momento, di un provvedimento di amnistia su questa storia, rende non fattibile un chiarimento storico dell'episodio, che, se fondato, sarebbe stato una operazione realmente rivoluzionaria e contraria al governo democristiano. Stefano Delle Chiaie, quindi, dissente in particolare dalla teoria di chi ipotizzò nel presunto Golpe Borghese una provocazione di pezzi dei servizi segreti, volta a preparare una repressione proprio contro l'area neofascista, su cui far ricadere le responsabilità dell'atto. Per Stefano Delle Chiaie, quindi, se tentato golpe ci fu, questo rimase incompleto non perché fosse stato una operazione destinata fin dall'origine a non andare in porto e a creare solo allarme sociale, ma perché, si deduce dall'intervista stessa, altri, che avrebbero dovuto svolgere dei ruoli precisi nel colpo di Stato, si tirarono invece indietro. Stefano Delle Chiaie fu attivo anche in ambito internazionale: ancora nel testo di cui sotto, l'intervistato esprime infatti il suo punto di vista sulle vicende che lo videro coinvolto dalla Spagna alla Bolivia, dal Cile ai rapporti con i palestinesi (con buoni rapporti con Arafat fino alla fine), oltre a illustrare la sua attuale attività di studioso, in particolare, dei meccanismi reali della globalizzazione, oscuri per i più. Per Stefano Delle Chiaie, infatti, nel momento storico presente, nel quale tra l'altro quella che era l'area neofascista ha perso dei pezzi dal punto di vista politico, è essenziale comprendere le cause profonde delle dinamiche politico-economico attuali, senza le quali non sarà possibile neppure trovare soluzioni efficaci e moderne per i problemi del nostro tempo. Sotto è riportato uno stralcio dell’intervista.

D. Lei è stato più volte indicato tra i partecipanti del cosiddetto Golpe Borghese del dicembre 1970, pur non essendo stato condannato per quei fatti dalla magistratura: può descrivere se ebbe una parte, anche da spettatore , in quegli avvenimenti, e che idea si sia fatto di quell'episodio? In particolare le chiedo se lo ritenesse un autentico tentativo di colpo di Stato ad opera di elementi eversivi, o un finto golpe, organizzato con la partecipazione di chi era al potere, per rendere possibili misure di emergenza contro forze politiche considerate rivoluzionarie... Quindi, riassumendo, se lei c'entrava, e se era autentico, fondamentalmente...
R. Lei sa benissimo che dal golpe Borghese sono stati tutti assolti, quindi non c'è stato, per la magistratura.
D. Secondo lei la verità giudiziaria coincide con quella storica?
R. quella è per loro la verità giudiziaria... Se il golpe ci fosse stato, l'ho già detto anche durante il mio processo, io, pur non essendo presente fisicamente, perché ero in Spagna, ne sarei stato coinvolto sul piano morale e su quello politico, quindi ne sarei corresponsabile. E se ci fosse stato sarebbe stato il fatto più serio dalla fine della guerra ai giorni nostri, dal punto di vista proprio dell'area cosiddetta neofascista, l'ex area neofascista... Lei dice che potrebbe essere stato, praticamente, un'operazione di provocazione per coinvolgere aree rivoluzionarie, quindi...
D. E' un'ipotesi che alcuni hanno fatto, anche se non è una certezza...
R. Certo, è un 'ipotesi che alcuni hanno fatto in passato, tra l'altro tentando di speculare su quest'ipotesi, ma basterebbe la logica per capire qual è stata la repressione che ha subito il 1970, perchè dopo il cosiddetto golpe Borghese, dopo il 1970, non c'è stata una repressione nell'area. Le operazioni vere contro di noi, Avanguardia Nazionale, sono del '73 e del '76. Ordine Nuovo viene sciolto nel '73, e Avanguardia N. nel '76. E non vennero certo sciolti per il Golpe Borghese, sul quale non si hanno elementi precisi fino al '74. I primi mandati di cattura furono basati sui rapporti di La Bruna e Maletti.... Lei sa che furono presentati ad Andreotti tre rapporti distinti: i rapporti riguardavano uno la notte della Madonna, cioè il cosiddetto Golpe Borghese, un'altro era praticamente sull'operazione Sogno, Pacciardi, il generale Ricci..., e l'altro era quella sulla cosiddetta "Rosa dei Venti". Quindi erano tre inchieste indipendenti l'una dall'altra. Andreotti fece sì che le tre inchieste divenissero una sola inchiesta: fu chiamato il "malloppone", che poi divenne il processo Borghese.
D. Forse per rafforzare l'inchiesta sul caso Borghese?
R. No, forse più probabilmente per coprire le altre due operazioni, che servivano a qualcosa... perché la cosiddetta epurazione contro di noi, di cui tanto si è parlato in seguito, non riguarda certo il cosiddetto Golpe Borghese, ma riguarda le altre due inchieste. Quindi, le altre due inchieste probabilmente furono unite a coda del golpe Borghese perché tutto apparisse pista nera, ma in realtà, ripeto, sono tre cose diverse, e il cosiddetto golpe Borghese nulla ebbe a che vedere con i due successivi episodi.
D. Quindi forse ci furono voci alimentate ad arte sul golpe Borghese?
R. No, il golpe Borghese, lo ribadisco, se c'è stato è stato una cosa importante: sta agli storici stabilire la sua fondatezza. Io ho detto anche altre cose: che il giorno che si dovesse stabilire che il reato contro lo Stato venga amnistiato, si potrà allora ricostruire la storia, perchè nel caso ci fosse stato il golpe Borghese e venisse accertato, anche se io ed altri siamo stati assolti, altri sarebbero processati… quindi, parlando di quell'avvenimento, e parlandone in modo serio, bisognerebbe citare uomini e persone e cose, per cui altri verrebbero coinvolti, e, dato che non va in prescrizione il reato, verrebbero accusati del reato di golpe. Possiamo così chiudere affermando ancora che se c'è stato è stato una cosa seria, non è stato una provocazione, e sfido chiunque a provare le sciocchezze che vengono dette. Nè è vero quanto dice qualche soggetto psichicamente non stabile, che dichiara che il comandante Borghese aveva detto che lui non sapeva, non voleva, ecc...Comunque, è poco importante questo.
D. Se il golpe ci fosse stato, quale sarebbe stato il ruolo del comandante Borghese?
R. Se c'è stato l'episodio, il ruolo del comandante è stato il più importante che ci sia stato. Dopodichè, dicevo, altra cosa è sul piano giudiziario, dove le tre inchieste separate furono riunite in una sola inchiesta, e le tre inchieste, ripeto, erano una sul 1970, un'altra riguardava il 1973, e l'altra concerneva il 1974.
D. Si è fatto un'idea particolare della morte del comandante Borghese avvenuta in Spagna? Secondo qualcuno è avvenuta in circostanze poco trasparenti... Secondo lei è tutto chiaro?
R. Guardi, per questo lei dovrebbe chiedere ai figli. Perchéquando il comandante morì erano presenti. Quindi credo che la storia della morte del comandante sia possibile ricostruirla attraverso i figli: Andrea Scirè, Livio, e la figlia. Il comandante Borghese purtroppo morì, sembra (almeno per quanto mi dissero i figli del comandante), per una concausa di fattori. Ebbe prima un attacco che aveva superato, sennonchè sopravvenne un attacco di pancreatite. Aveva però superato anche questo, ma vi si aggiunse un attacco d'asma...
D. Ne soffriva da parecchi anni...
R. Sì, e sembra che l'autoambulanza che avevano mandato mancasse di respiratore... Questo è quanto pare sia accaduto. Appena lui ebbe un attacco, il figlio lo raggiunse giù dov'era lui, in vacanza... Erano presenti anche altre persone: quindi, anche su questo c'è stata una speculazione a mio avviso poco elegante, che è meglio non calcolare.
D. E' vero che lei ebbe un ruolo nel gruppo paramilitare GAL, in Spagna, per avversare i baschi dell'ETA, e se sì perchè?
R. Questa è una cosa superata dai processi. Basta andare a vedere quando nascono i GAL: i GAL nascono in un'epoca successiva alla mia permanenza in Spagna... io vado via dalla Spagna nel febbraio del '77.
D. Che rapporti ebbe con Pinochet?
R. Ottimi rapporti, fino al 1977. Poi, nel '77, dato che ci fu un cambio della linea politica del generale, terminarono.
D. Per una svolta più conservatrice della sua politica?
R. Non fu per sua decisione autonoma. Ci furono delle esigenze di tipo internazionale: in quel momento era stato tentato un accordo tra il governo cileno e la Libia, tra Gheddafi e Pinochet. L'accordo fallì, non per colpa di Pinochet. Quindi il Cile si trovò isolato, con un forte blocco economico esterno, e con altri problemi militari nel Nord, nella parte desertica. Ecco perchè, tra l'altro, l'accordo con la Libia poteva essere utile. E allora Pinochet decise così un'apertura verso i "Chicago boys" [un gruppo di alcune decine di cileni che avevano studiato all’Universitò di Chicago ed elaborato una propria teoria economica, n.d.r.], con intenzione anti-finanza internazionale, quindi anti-globalizzazione; però fu nei fatti un'apertura alla linea liberal-sociale dei Chicago boys. Noi vedemmo in questo una rinuncia alla linea politica originaria, e quindi abbandonammo il Cile.
D. Lei conobbe anche il nazista tedesco Klaus Barbie, in Bolivia: che ricordo ne ha? Questa è una cosa che penso lei abbia sicuramente ammesso, cioè la conoscenza, l'amicizia con Barbie...
R. Io l'ho ammessa, tanto che al mio processo a Bologna, quando io dichiarai, dopo un lungo interrogatorio, alla richiesta di sapere se avevo conosciuto Barbie, che ero orgoglioso di aver stretto la mano di Barbie, tutti i giornali pubblicarono questa frase, ma non pubblicarono quello che avevo detto prima nell'interrogatorio!
D. Quindi ne ha un ricordo positivo...
R. Assolutamente sì, era una persona leale e impegnata, anche dal punto di vista umano.
D. Qualcuno ha affermato che sia lei che Barbie foste parte di un'organizzazione denominata "I fidanzati della morte": lei cosa può dire al riguardo?
R. Questa di tale mia appartenenza è un'altra sciocchezza. La definizione "I fidanzati della morte" è un’invenzione nata soprattutto da un libro del ministro degli Interni successivo dalla nostra partenza dalla Bolivia: un certo Sanchez, un noto trafficante. Esisteva un'organizzazione politica di civili, alla quale però Barbie non apparteneva.
D. Era boliviana, almeno prevalentemente?
R. Era una struttura civile in Bolivia della quale facevano parte boliviani, francesi, c'erano tedeschi...
D. E' corretto affermare che lei abbia aiutato a salire al potere il futuro dittatore boliviano Luis Garcìa Meza Tejada, ritenuto anche un narcotrafficante, nel 1980? E' vero cioè che lo aiutò a salire al governo, e ritiene fondato che fosse narcotrafficante? E se sì, lo ha saputo forse in seguito?
R. Mah, vede, questo è un discorso impegnativo: i nordamericani hanno poi inventato che tutto il governo era di narcotrafficanti. Era un governo che non faceva comodo agli Stati Uniti, siccome la rivoluzione boliviana fu una delle poche che in America Latina non soggiaceva agli interessi e alle aspettative nordamericane, per cui evidentemente è chiaro che il governo boliviano fu demonizzato. Lei deve sapere che il blocco economico (a proposito di globalizzazione) nei confronti della Bolivia fu spaventoso: la Bolivia non poteva fare operazioni internazionali sulle banche di primo livello.
D. Fu imposto quindi una specie di strangolamento economico...
R. Assoluto, totale. Dico un particolare che ne dà una dimensione: quando partiva un aereo boliviano di linea e arrivava a Miami, non sapevamo se tornava o no, perchè c'era sempre la minaccia del sequestro degli aerei di linea da parte del Fondo monetario. Ci furono pressioni del Fondo Monetario... Ci fu tutta una situazione pesantissima. Lo stesso mutamento di potere nel 1982, cioè quando il governo civico-militare (perchè non era solo militare) decide di abbandonare il potere, ci fu per questi motivi, non per una pressione interna: cioè il governo civico-militare se ne va perché non c'era più possibilità sul piano economico di reggere la situazione. Ed ecco che arrivano quelli della sinistra rivoluzionaria di Siles Suazo, buoni amici del Fondo monetario, che riaprono, praticamente, all'economia liberale.
D. Quindi gli Stati Uniti riuscirono ad influenzare anche grosse istituzioni internazionali, ad esempio il Fondo Monetario Internazionale...
R. Beh, bisognerebbe conoscere la struttura della globalizzazione per capire se erano gli Stati Uniti che influenzavano il Fondo Monetario, o il Fondo Monetario e le altre strutture di carattere internazionale che influenzavano il potere americano.
D. Comunque si trovarono d'accordo. Ma lei, intanto, aveva aiutato Tejada?
R. Era presidente della Repubblica, e per questa funzione ho collaborato con lui. Ripeto ancora, però, che le accuse di narcotraffico erano infondate. Durante il periodo in cui era al governo la rivoluzione, noi proponemmo, mandammo alla Casa Bianca un progetto per la neutralizzazione della coca [questa pianta era diffusa in Sudamerica giù in epoca precolombiana, il suo consumo aveva un effetto confortante, specie ad alte quote, e non era dannoso quanto quello della sostanza da essa derivata: la cocaina, n.d.r.]. Il progetto prevedeva questo: di ristabilire all'interno del Paese una banca dati di tutti coloro che coltivavano la coca. Il governo s'impegnava a comprare tutta la produzione della coca, ed agli Stati Uniti e all'Europa, che finanziavano la lotta al narcotraffico con milioni e milioni di dollari, spesso dispersi e le cui rese erano occulte, non si sapeva a chi convenivano, il governo boliviano proponeva di comprare tutto il raccolto della coca, e quindi poi di farne l'uso che voleva. Questo avrebbe permesso di pagare i contadini che coltivavano la terra, di distruggere la coltivazione della coca, di non mandare in miseria i contadini, e di bloccare la produzione della cocaina. Gli Stati Uniti rifiutarono: non solo rifiutarono, ma in base a un viaggio del ministro degli Interni boliviano che andò a proporre questo, iniziò la campagna contro il governo boliviano, accusato di essere esso stesso narcotrafficante.
D. Lei è stato anche amico di Arafat: può dirne qualcosa?
R. Ho avuto buoni rapporti con Arafat fino alla vigilia della sua morte, attraverso degli amici comuni.
D. Ha avuto un ruolo fondamentale nell'organizzazione politica Avanguardia Nazionale negli anni '70, poi nella Lega Nazionalpopolare negli anni '90, e dopo non ha più ricoperti ruoli nella politica attiva: potrebbe tornare ad organizzare un partito politico? E se sì, secondo quali linee direttrici?
R. Io ritengo che oggi sia impossibile la creazione di un movimento politico. E' da anni che lo penso. Credo anche che l'area storica dalla quale io provengo non coincida più con l'area politica, per cui non m'interessa più l'area nel suo insieme, ma m'interessano i personaggi singoli, i rapporti personali che possono permettere di riunire uomini capaci elaborare tematiche politiche che siano parte integrante di un progetto politico in prospettiva.
D. Che l'area storica non coincida più con l'area politica vuol dire che alcuni suoi esponenti stanno fuori dalla politica attiva?
R. No, l'area storica cui mi riferisco è quella neofascista, da cui provengo. Mentre una volta l'aspetto politico e l'aspetto storico in parte coincidevano, oggi ritengo che non ci sia più coincidenza tra l'area storica e l'area politica, per cui rimane un'area storica, cioè di provenienza, ma non vi è più la coincidenza di quel carattere. Quindi io ritengo che oggi (ecco perché ho poi aderito a un'associazione culturale) sia importante riunire uomini singoli, che tra l'altro superino lo spazio politico attuale considerato quello di destra, nel quale io per esempio non mi sono mai sentito inquadrato.
D. Potrebbe essere utile una terza via, a esempio?
R. Non so, dipende da quello che significhi.
D. Un qualcosa al di là della destra e della sinistra, un superamento del bipolarismo.
R. Certo, io ci credo. Io ritengo che la crisi, in questo momento, invada tutti i settori politici. Allora la scelta strategica è o quella di trovare all'interno di un settore, di un'area, delle ipotesi di riunificazione per creare una forza, che comunque rimane ristretta in quell'area, o preparare e creare un progetto politico di prospettiva, che permetta di essere punto di riferimento di tutti i settori di crisi che esistono, nelle varie aree politiche presenti nel Paese. E quindi non muoversi orizzontalmente, ma muoversi in modo verticale: per fare questo, un movimento politico sarebbe negativo.
D. Volete prima preparare il terreno?
R. Non vogliamo proprio creare un movimento politico, vogliamo soltanto studiare un progetto politico, cioè idee: quale potrebbe essere la realtà italiana oggi, e quella di domani, quale potrebbe essere... Ecco, vogliamo puntare su questo, confrontarci con tutte le aree politiche esistenti nel Paese.
D. C'è un sito dove si possono consultare questi studi e progetti e se sì qual è il suo nome?
R. www.puntozenith.org. [Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: Dea Notizie, Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano, Italia Sociale]

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