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La storia di questa setta di provincia che si fa chiamare “Le bestie di Satana” comincia a Golasecca, piccolo centro del Varesotto, alle porte di Somma Lombardo, nel momento in cui i carabinieri scoprono, all'interno di una serra accanto a una cascina, il corpo sfigurato, in parte sepolto, di Mariangela Pezzotta, 27 anni, figlia di un esponente di spicco di Forza Italia. Subito gli inquirenti si rendono conto di avere a che fare con un delitto inusuale. Ma ricostruiamo i fatti nel dettaglio. Nella notte fra il 23 e il 24 Gennaio 2004, presso uno chalet immerso nei boschi di Golasecca (Varese) viene barbaramente uccisa, all’età di 27 anni, a colpi di pistola e badile, con il tentativo di seppellirne il corpo in una vicina serra, Mariangela Pezzotta (1977-2004). Colti pressoché in flagrante, per l’omicidio sono subito arrestati il suo ex fidanzato, Andrea Volpe (30 anni), e l’attuale fidanzata di questi, Elisabetta Ballarin (19 anni). Il crimine conduce gli inquirenti verso la pista del disagio e della devianza giovanile, nonché dell’abbondante utilizzo di droghe e alcool, del sesso vissuto in maniera ossessiva e sfrenata da parte degli incriminati e del loro giro di amicizie, ma le cronache – alludendo alle frequentazioni e agli interessi dei personaggi coinvolti – iniziano pure ad accennare al cosiddetto “satanismo acido”. L’arresto contribuisce a dare nuovo slancio alle indagini – peraltro mai interrotte – relative al caso della scomparsa, avvenuta il 17 Gennaio 1998, di due giovanissimi frequentatori del gruppo di Volpe: Fabio Tollis (1982-1998) e Chiara Marino (1979-1998). Questi, la sera della loro scomparsa, si trovano con alcuni amici in un pub di Milano, frequentato pure da Volpe; intorno alle 23.30 escono dal locale dicendo che sarebbero andati a telefonare, ma da quel momento non si hanno più loro notizie. I loro corpi senza vita sono ritrovati il 28 Maggio 2004 (la scoperta è resa nota solo il 5 Giugno), in una fossa nei boschi nei pressi di Somma Lombardo (Varese). Fra Giugno e Luglio 2004, gli inquirenti danno seguito a una notevole ondata di arresti: dei tre omicidi sono accusati Volpe (già in carcere) e Nicola Sapone, accorso sul luogo del delitto di Mariangela Pezzotta su richiesta dell’amico Volpe. Per la morte di Tollis e della Marino – oltre a Volpe e Sapone – sono arrestati Pietro Guerrieri (detto Wedra, nel gergo delle Bestie di Satana), Mario Maccione, Eros Monterosso, Paolo Leoni (detto Ozzy) e Marco Zampollo, mentre Elisabetta Ballarin è accusata per il solo omicidio della Pezzotta. Accanto alle uccisioni si parla di altri due casi di morti sospette che avrebbero coinvolto persone appartenenti al gruppo dove Volpe e Sapone pare avessero una parte di rilievo a livello di leadership: si tratta dei casi di Andrea Ballarin (1977-1999; il quale, nonostante l’omonimia, non ha rapporti di parentela con Elisabetta), trovato impiccato nel cortile della scuola media che aveva frequentato il 7 Maggio 1999, e di Andrea Bontade (1979-1999), che – nel corso dello stesso anno – muore in auto poche ore dopo un incontro con Sapone, accusato di averlo indotto al suicidio. Le cronache mettono in luce l’appartenenza degli arrestati, e anche di Tollis e della Marino, a un contesto tipico del satanismo giovanile, ovvero a un gruppo costituitosi informalmente intorno al 1995 e auto denominatosi Bestie di Satana, che raccoglieva i giovani di cui ora parlano le cronache giudiziarie residenti fra il basso varesotto e l’alto milanese, coinvolti soprattutto in questioni di droga nonché appassionati e interpreti di una frangia estrema del filone hard, black o death rock. In particolare, dai diari di alcuni dei coinvolti emerge l’interesse per tematiche e ritualità di genere vagamente occultistico e satanico. I familiari raccontano che la stessa Chiara Marino aveva allestito nella sua stanza un altarino, con candele nere, un telo con una stella a cinque punte e la riproduzione di un grosso piede di caprone e un teschio. Inoltre, uno degli accusati, Mario Maccione, era ritenuto essere un medium, in quanto gli altri membri lo credevano essere “posseduto” dai demoni durante la celebrazione dei riti caserecci messi in atto dal gruppo. Anche l’uccisone della stessa Marino e di Tollis paiono collocarsi in un contesto rituale satanico, per quanto – anche a causa delle strategie difensive variamente adottate dagli avvocati – i racconti relativi al fatto da parte degli accusati in sede giudiziaria mostrino alcune discrepanze. In ogni caso, la sera della scomparsa, Fabio Tollis e Chiara Marino sono colpiti con armi da taglio e corpi contundenti e gettati uno sopra l’altro in una buca, scavata alcuni giorni prima da Pietro Guerrieri. Il processo a carico di Volpe, Guerrieri e Maccione, celebratosi con rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) presso il Tribunale di Busto Arsizio (Varese) nel mese di Febbraio 2005, si è concluso con la condanna a trent’anni (contro i venti chiesti dal pubblico ministero) per Andrea Volpe, il quale dal carcere ha collaborato con la giustizia, sedici per Pietro Guerrieri e l’assoluzione per Mario Maccione, accusato di associazione a delinquere, giudicata indimostrabile, anche se nel suo caso, per l’omicidio di Tollis e Marino è stato giudicato e condannato a diciannove anni di carcere dal Tribunale dei Minori di Milano, in quanto aveva sedici anni al momento dell’uccisione. Così, il 5 Aprile 2005, presso la Procura dei Minori di Milano ha inizio il processo con rito abbreviato a carico di Maccione e Massimo Magni, anch’egli (minorenne all’epoca del delitto) accusato per l’omicidio di Tollis e della Marino. La pubblica accusa chiede una condanna a venti anni per Mario Maccione e a dieci Massimo Magni (quest’ultimo in carcere dalla fine di Agosto 2004). La sentenza dell’11 Aprile 2005 vede la condanna a diciannove anni per Maccione e l’assoluzione per Magni (in secondo grado, il 23 Febbraio 2006, la Corte d’Appello del Tribunale dei Minori riduce a sedici anni la pena per Maccione, il quale annuncia in aula di essersi pentito dei delitti compiuti, mentre condanna Magni a nove anni di carcere). Il 21 Giugno 2005 si apre invece il processo in Corte d’Assise per tutti gli altri imputati, compreso Andrea Basciu, estraneo ai delitti, ma accusato di avere coperto la vicenda dell’incendio di un auto di proprietà di una persona che aveva avuto una lite con Volpe, a opera dello stesso e della Ballarin. Il processo si conclude il 31 Gennaio 2006 - pur escludendo la sussistenza del reato di associazione a delinquere - con la condanna a due ergastoli con tre anni di isolamento diurno a Nicola Sapone, ventisei anni a Paolo Leoni e Marco Zampollo, ventiquattro anni a Eros Monterosso e ventiquattro anni e tre mesi a Elisabetta Ballarin. Il processo d’appello svoltosi dall’8 al 15 Maggio 2007 presso la Corte d'Assise d’Appello di Milano si conclude invece con la condanna all’ergastolo per Nicola Sapone e Paolo Leoni e pene pari a ventinove anni e tre mesi per Marco Zampollo, ventisette anni e tre mesi per Eros Monterosso e ventitre anni per Elisabetta Ballarin. La sentenza conferma dunque le condanne di primo grado per Sapone, mentre acuisce la pena per Leoni, Zampollo e Monterosso. Unico sconto per la Ballarin, che vede la riduzione della pena di un anno. Il 25 Ottobre 2007 le Sezioni penali unite della Corte di Cassazione confermano il giudizio emesso dalla Corte d'Appello di Milano il precedente 16 Giugno nei confronti di Andrea Volpe, che vede una riduzione della pena da trenta a vent’anni di reclusione rispetto al processo celebratosi con rito abbreviato. La Cassazione ha inoltre confermato la riduzione di pena da sedici anni a dodici anni e otto mesi per il coimputato di Volpe, Pietro Guerrieri.

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